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Progetto didattico del CdL in Matematica

De Componendis Cyfris


Alberti4

Il trattato De Componendis Cyfris di Leon Battista Alberti esiste in 15 esemplari manoscritti conservati in alcune biblioteche italiane e straniere. Quest’opera di crittografia che viene oggi considerata la prima nel suo genere, fu composta dall’Alberti fra il 1466 e il 1467 e fu tenuta segreta per decenni, anche per volontà dello stesso Alberti.
La prima edizione a stampa uscì postuma, in traduzione italiana, nel 1568 a cura di Cosimo Bartoli (in Opuscoli morali di Leon Battista Alberti, Venezia, Francesco Franceschi, pp. 199-219) ma rimase poco conosciuta fino ai primi del Novecento. Fu solo successivamente che ad Alberti fu riconosciuta la primogenitura dei cosiddetti metodi "polialfabetici" e "omofonici".
Il testo latino fu pubblicato per la prima volta nel 1994 in aggiunta alla traduzione italiana e col titolo Dello scrivere in cifra a cura di A. Buonafalce e con prefazione di David Kahn ( Galimberti Tipografi Editori, Torino). L'edizione critica uscì nel 1998 ancora a cura di Buonafalce (Galimberti Tipografi Editori, Torino). Lo stesso Buonafalce ha pubblicato L’analisi linguistica nel De Cifris di Leon Battista Alberti, Lerici 1999.
Il De Cifris è spesso ricordato dagli esperti per il famoso disco cifrante, ma non è da trascurare la prima parte dedicata ad uno studio della struttura della lingua, avente lo scopo di mostrare l’esigenza di sistemi più complessi di cifratura rispetto a quelli monoalfabetici.


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