Bolla Insegnare matematica in un contesto multiculturale
 
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Premessa    

Insegnare matematica richiede sempre una continua attenzione al linguaggio, inteso come modalità di comunicare con parole e azioni che portano all’apprendimento di concetti, ancor più in una classe con tanti studenti stranieri.

Ricorre spesso fra docenti l’interrogativo: quando e se, usare o richiedere, un linguaggio formale, (termini, simboli specifici, relazioni complesse) nel triennio della scuola secondaria di primo grado; e con quali strumenti, tenuto conto che spesso “l’errore didattico sta nel gioco di rappresentazioni cui si ricorre”1

Fin dai primi giorni di scuola di fronte allo smarrimento di tanti alunni, mi fu chiaro che avrei dovuto sostituire o quanto meno limitare il fiume di parole riversato sulla classe nel tentativo di far comprendere e comprendersi. E avevo ben chiaro che se volevo sperimentare nuovi percorsi avrei dovuto selezionare i contenuti, cercando di individuare quelli che avrebbero costruito una base "provvisoria" ma sufficientemente solida per gli apprendimenti futuri.

Le scelte si sono rivelate produttive, portando tutti i ragazzi, nel triennio a migliorare sensibilmente il livello di partenza. Il successo di alcuni interventi è stato davvero inaspettato, rafforzando convinzioni, sollecitando nuove riflessioni proficue per tutti gli studenti. Di seguito sono elencate le linee metodologiche seguite:

  • Manipolare, osservare, ipotizzare, descrivere. Posticipare la definizione degli “oggetti “matematici e preferire la loro anche inconsapevole manipolazione si è rivelato produttivo per tutti. Il gioco di Indianapolis ad esempio racchiudeva vettori, coordinate, ordinamenti e nella divisione di un quadrato in 4 parti uguali, si sono scoperte regolarità che successivamente avremmo chiamato invarianti delle isometrie, confermando così che la ricerca e la soluzione di problemi permette l'acquisizione di concetti.
  • Risparmiare sui termini. Operare una scelta dei termini individuando quelli superflui. (frazioni proprie improprie apparenti, lato obliquo, quoto, numeri primi fra loro,...)
  • Cercare le parole <per dirlo>. Il linguaggio comune, le filastrocche, i racconti sono stati strumenti di alfabetizzazione della lingua italiana per gli studenti stranieri ma anche di alfabetizzazione del linguaggio matematico. Nulla è stato dato per banale, scontato o implicito. Accogliere i diversi modi per comprendersi ha favorito un clima sereno e collaborativo e, nel triennio, ha permesso di scoprire i limiti e le contraddizioni del linguaggio comune, i vantaggi e le potenzialità del linguaggio formale.
  • Ricorso continuo al tutoraggio. Questa modalità ha promosso una importante riflessione sulla lingua. Anche i ragazzi con una buona conoscenza della lingua italiana hanno usato con maggior frequenza il vocabolario, hanno tradotto situazioni problematiche utilizzando diverse rappresentazioni: fumetti, schemi e spesso la mimica del corpo è venuta in soccorso nel tentativo di far comprendere una consegna o una proprietà
  • Aver limitato i contenuti e aver privilegiato per tutto il corso del primo anno lo studio dell’aritmetica rimandando all’anno successivo l’approccio alla geometria, ha permesso di concentrare tempo e attenzione sui processi di apprendimento quali comprendere un testo semplice, formulare e verificare congetture in situazioni concrete, individuare e applicare proprietà e procedimenti in contesti numerici.

Ho avuto inoltre la possibilità, un’ora la settimana, di lavorare con un piccolo gruppo di alunni che avevano una solida preparazione di base e una buona conoscenza della lingua italiana, ponendo loro questioni matematiche che richiedevano una sintassi e una semantica più complesse