Cap. VII
Il calcolo automatico
La storia del calcolo automatico può essere suddivisa in tre grandi fasi. La prima, la più lunga, comprende l'arco di tempo che va dalla preistoria fino al 1930. Durante questo periodo, furono inventati strumenti di calcolo quali il pallottoliere e l'abaco, poi le macchine calcolatrici, che automatizzeranno progressivamente le operazioni aritmetiche. La seconda fase è quella dei grandi calcolatori degli anni '40, epoca in cui si passa in poco tempo dalle macchine da ufficio, poste su di un tavolo e in grado di eseguire le quattro operazioni, a veri e propri "dinosauri del calcolo", apparecchi che occupavano ampie stanze. Infine, la terza fase è quella dei computer, quella che arriva fino ai giorni nostri.
E' ragionevole dire che le mani siano state,
probabilmente, il primo strumento usato per contare. Questo
metodo non si limitava semplicemente a contare sulle dita, ma
spingeva, al contrario, a servirsi della mano tutta intera. Una
tradizione orientale, antica ma ancora usata all'inizio di questo
secolo, permetteva alle due parti di una transazione commerciale
di negoziare un prezzo toccandosi semplicemente la mano. A volte,
l'intero corpo è servito come strumento di calcolo.
Successivamente, diventando i conti più complicati, si sono resi
necessari altri strumenti: gli Incas, per fare degli inventari,
utilizzavano i quipus, un procedimento che si basava su
cordicelle annodate. Basato sullo stesso principio, il sistema
della tacca su di un pezzo di legno o di osso permetteva di
memorizzare delle cifre. Alcuni pensano che il primo vero
dispositivo per il calcolo sia costituito da antiche tavolette
dette abaci [82]. La parola
abaco deriva dal greco "abax" che vuol dire tavola o
asse ricoperta di polvere. Le testimonianze dell'esistenza di
questo apparecchio risalgono a 5000 anni fa nella valle del Tigri
e dell'Eufrate e più tardi nel V secolo a.C. in Egitto. In
origine, l'abaco era costituito da solchi verticali e paralleli
incisi nella pietra o in tavole di argilla, nei quali erano
disposti dei sassi. La colonna di destra rappresentava le unità,
quella più a sinistra le decine, e così via, fino al milione e
più. Il pallottoliere, molto diffuso in Oriente e in Russia dove
è utilizzato ancora oggi, funziona secondo lo stesso principio,
con la piccola differenza che i sassi sono sostituiti da palline
che scorrono lungo una bacchetta. Questo strumento, che comparve
nel XIII secolo in Cina, permette di eseguire rapidamente
addizioni, moltiplicazioni e divisioni, oltre che di estrarre
radici quadrate.
La macchina moltiplicatrice dello scozzese John Napier, nota come le
"bacchette di
Napier", ha rappresentato una
transizione tra il pallottoliere e le prime macchine calcolatrici
meccaniche. La gloria, però, va al
francese Blaise Pascal che, nel
1642, inventò la Pascaline, una macchina calcolatrice per
aiutare suo padre, un esattore delle tasse, nei noiosi calcoli
che la carica gli imponeva. Precedentemente a Pascal, però, ci
furono due tentativi di creare tali macchine che sono stati
scoperti solo "recentemente". Uno fu del tedesco
Wilhelm Schickard che mise a punto, nel 1623, un calcolatore
meccanico noto come "orologio calcolatore". Se ne ebbe
notizia nel 1950, quando furono scoperte delle lettere di
Schickard all'amico Keplero, nelle quali era descritto il
progetto del meccanismo. Un tentativo ancora precedente fu fatto
da Leonardo da Vinci: nel 1967 sono state trovate alcune sue note
che includevano la descrizione di una macchina [83] somigliante a quella di Pascal.
Nel 1673, Gottfried Leibniz
costruì una macchina calcolatrice che fu esposta alla Royal
Society di Londra. E' interessante citare quanto Leibniz scrisse
nel 1671: "non è conveniente che uomini eccellenti perdano,
come schiavi, ore di lavoro per calcoli che potrebbero essere
affidati a chiunque altro se si utilizzassero delle
macchine". Ecco un passo tratto da un altro manoscritto del
1685 tradotto dal latino (si veda Leibniz
sui computer [84]):
"Quando, diversi anni fa', vidi per la
prima volta uno strumento che, quando trasportato,
automaticamente registra il numero dei passi fatti da un pedone,
mi venne subito in mente che l'aritmetica intera potrebbe essere
soggetta a un tipo simile di macchina, così che non solo
contare, ma anche sommare, sottrarre, moltiplicare e dividere
potrebbe essere eseguito da una macchina opportunamente costruita
in modo semplice, veloce e con risultati certi.
La scatola calcolatrice di Pascal non mi era nota a quel tempo
...
Quando io osservai, comunque il solo nome di macchina
calcolatrice nella prefazione dei suoi "pensieri
postumi" ... immediatamente chiesi notizie di ciò, in una
lettera, al mio amico parigino. Quando appresi da lui che una
tale macchina esisteva, chiesi al più illustre Carcavi, tramite
lettera, di darmi una spiegazione del lavoro che era in grado di
compiere."
Tra il 1623 e il 1820 ci furono circa 25
fabbricanti di macchine calcolatrici. La maggior parte di queste
furono il lavoro di un solo uomo, alcune funzionavano
correttamente, ancor meno raggiunsero la linea di produzione.
Sul modello della macchina di Leibniz, il francese Thomas de
Colmar costruì nel 1820 l'aritmometro, un apparecchio finalmente
pratico, portatile, di facile uso e, soprattutto, correttamente
funzionante. Essa fu la prima calcolatrice commercializzata con
vero successo: ne furono venduti più di 1500 esemplari in
trent'anni. La macchina ottenne una medaglia d'oro
all'esposizione di Parigi del 1855. (Le informazioni sono state
prese dal sito Macchine
calcolatrici [85] e Storia del computer [86].)
Nessuno dei calcolatori finora descritti erano
automatici: il loro funzionamento richiedeva il continuo, attento
intervento dell'operatore. Il progetto del primo calcolatore automatico fu concepito nel 1821 da Charles Babbage, spesso
chiamato "il padre del computer".
La macchina inventata da de Colmar aveva conosciuto un successo
ininterrotto per parecchie decine di anni, finché il progresso
nelle tecniche di fabbricazione dei pezzi meccanici permise di
ottenere un rendimento migliore. Allora, alla fine del XIX
secolo, vi fu una vera esplosione di innovazioni in materia di
macchine da ufficio. Tutti si orienteranno verso una maggiore
facilità d'uso, grazie all'impulso dato all'automatizzazione: si
trattava di ridurre tutte le operazioni intermedie, che potevano
ancora sussistere tra l'azione di introdurre le cifre e il
conseguimento del risultato dell'operazione.
Nel 1872, Frank Stephen Baldwin elaborò, negli Stati Uniti, una
specie di meccanismo interno; nel 1889, il francese Léon Bollée
elaborò una macchina che disponeva di una tabella di
moltiplicazione interna. Altri nomi di inventori sono ugualmente
celebri: gli americani Door E. Felt e Williams S. Burroughs
contribuirono a costruire un vasto mercato per le calcolatrici.
Felt adattò alle calcolatrici il principio della tastiera, che
cominciava a essere utilizzato nelle macchine per scrivere. La
sua, chiamata il "contometro", presentava infatti dei
tasti che corrispondevano a cifre, là dove, tradizionalmente,
c'erano sempre state delle ruote da far girare o dei cursori da
far scivolare in scanalature.
Nel 1890 fu usata la prima scheda perforata per leggere le
informazioni.
Tre grandi tipi di calcolatori sono stati costruiti negli anni '40, essenzialmente in
università o in centri di ricerca: quelli numerici
elettromeccanici (il Model 1 di George Stibitz, l'Harvard Mark 1
di Howard H. Aiken e la serie dei primi Z di Konrad Zuse); quelli
numerici elettronici (l'ABC di John V. Atanasoff e l'ENIAC di
Eckert e Mauchly); quelli analogici (come l'analizzatore
differenziale di Vannevar Bush). Di fatto, tutte queste macchine
numeriche erano assolutamente simili, nei loro princìpi di
funzionamento, alle calcolatrici meccaniche tradizionali. Solo la
tecnologia di cui si servivano, unitamente alla loro resa nel
calcolo, le distingueva veramente l'una dall'altra. Si era,
infatti, passati dalla tecnologia meccanica all'uso
dell'elettricità e dei relè telefonici. L'ultima grande
trasformazione che interesserà la costruzione di queste macchine
sarà l'uso dell'elettronica, con l'impiego di tubi a vuoto.
Questi tre tipi di calcolatori furono costruiti non uno dopo
l'altro, come per effetto di un progresso costante, ma
simultaneamente. Bisognerà aspettare fino ai primi anni del
decennio seguente perché i calcolatori elettronici, dopo aver
subito la mutazione che li trasformerà in computer, possano
affermare la loro superiorità. Di regola, queste macchine sono
state costruite negli Stati Uniti, ad eccezione della serie di
calcolatori prodotti dal tedesco Zuse in piena guerra.
Benché siano stati rapidamente superati in seguito, i grandi
calcolatori elettromeccanici hanno comunque rappresentato un
notevole progresso. Le loro prestazioni nel calcolo e, in
particolare, la velocità nell'esecuzione delle operazioni ne
fecero delle macchine moderne per la loro epoca, che superavano
ampiamente i calcolatori da ufficio.
L'evoluzione dei computer, dai progetti
dell'EDVAC nel 1945 agli importanti cambiamenti dei primi anni
'60, con la comparsa della serie 360 dell'IBM, si realizzerà in
tre grandi periodi. Dal 1945 al 1951, nelle varie università
inglesi e americane, i primi
computer vedranno la luce
contemporaneamente alla costruzione degli ultimi grandi
calcolatori. Nel 1951, inizia la fase della commercializzazione
su vasta scala dei computer, che smetteranno progressivamente di
essere delle macchine a uso universitario per diventare prodotti
commerciali di nuovo genere.Nel 1959, l'uso del transistor
segnerà l'inizio del terzo periodo.
La seconda guerra mondiale e la conseguente guerra fredda hanno
indubbiamente rappresentato il fattore decisivo che ha reso
possibile l'invenzione del computer moderno e l'inizio dell'era
dell'informatica. Come era avvenuto in campo nucleare, la guerra
e le necessità impellenti della difesa nazionale permisero la
fusione tra i sogni più arditi dei migliori scienziati e le
ampie possibilità di finanziamento e di sperimentazione offerte
dall'esercito di un paese altamente industrializzato: gli Stati
Uniti. Da questa confluenza è nato il computer.
Nel campo degli impieghi civili, le capacità delle macchine,
all'inizio degli anni '50, superavano di gran lunga le necessità
commerciali dell'epoca.
Negli ambienti militari e scientifici, si cominciava a capire che
il computer era qualcosa di più di un calcolatore ultra rapido e
che era possibile invece elaborare l'informazione in un ciclo
completo di percezione-decisione-azione già descritto dalla
cibernetica. In campo militare saranno utilizzati in modo
completamente nuovo, in campo civile, al contrario, l'informatica
si diffonderà grazie al fatto che i computer svolgeranno gli
stessi compiti eseguiti dalle macchine meccanografiche
tradizionali.
A partire dal momento della sua invenzione, il
computer ha conosciuto incessanti perfezionamenti, almeno per
ciò che riguarda i suoi componenti elettronici, ma, per la
verità, i progressi in materia di informatica non si
verificheranno con lo stesso ritmo nel campo dei princìpi di
base e in quello dei linguaggi. I princìpi di base, che
determinano l'architettura di un computer, saranno messi a punto
nel 1945, ma non avranno, in pratica, alcuna evoluzione.
Per
"architettura" si intende il modo in cui i diversi
elementi di un computer sono organizzati tra di loro. I
costruttori cercarono di migliorarli e di proporre degli schemi
organizzativi interni più razionali, ma l'impronta lasciata da
von Neumann rimarrà determinante. Fin dalle origini, i quattro
elementi fondamentali di un computer sono stati la memoria, che
contiene le informazioni e i programmi, l'unità logica, che
elabora l'informazione, l'unità di controllo, che organizza il
funzionamento interno della macchina e i dispositivi di input e
output come la tastiera, il monitor e la stampante.
Come questi elementi siano disposti all'interno di un apparecchio
non importa, il risultato non cambia: l'architettura di base,
detta "architettura del tipo von Neumann", è sempre la
stessa.
I linguaggi di programmazione
conosceranno invece una certa trasformazione, il cui ritmo
rimarrà, tuttavia, piuttosto lento. Di fatto, solo l'hardware
vero e proprio si perfezionerà incessantemente e costituirà la
maggior forma di espressione delle innovazioni di tutta
l'informatica.
La morte di Turing, poi quella di von Neumann segneranno la fine del
periodo dei fondatori, dei grandi "architetti". Dopo di
loro si avrà, da un lato, l'epoca degli ingegneri elettronici e,
dall'altro, quella degli ingegneri di programmazione e analisi. I
perfezionamenti verranno realizzati in ogni settore, ma non ci
saranno più cambiamenti radicali a livello degli orientamenti
tecnici.
Oltre all'eccezionale attività svolta da von Neumann, vi furono
altri due motivi che spinsero l'informatica ad andare oltre: da
una parte, il desiderio di elaborare sempre più dati in sempre
minor tempo; dall'altra, il progetto di ridurre la distanza tra
computer e utente, di rendere l'uso della macchina più semplice
per i non specialisti. La prima ragione sarà alla base dei
perfezionamenti dell'hardware, in particolare per quanto riguarda
la miniaturizzazione dell'apparecchio e l'ampliamento della
memoria; la seconda porterà all'elaborazione di linguaggi di
programmazione più simili a quello naturale.
La "seconda informatica" nascerà dalla convergenza di
questi due aspetti: il suo simbolo sarà la serie dei modelli 360
dell'IBM.
E' possibile accedere ad una interessante e dettagliata cronologia [87] della storia del computer che va dal 500 a.C. al 1996.