VII. 2. Le prime macchine calcolatrici meccaniche

 

 

 

Costruita in metallo, con 8 ruote dentate, la macchina funzionava piuttosto male e ne furono venduti pochi esemplari, tanto più che costava cara. Il meccanismo di riporto di Pascal era ingegnoso, ma di dubbia affidabilità.
L'addizione era eseguita impostando i numeri con uno stilo; siccome le ruote non potevano essere girate all'indietro, la sottrazione era eseguita usando i complementi. Per esempio: per fare 7 - 3, faceva 7 + 6 = 13, aggiungeva uno e scartava la colonna delle decine per ottenere quattro.
La moltiplicazione e la divisione erano rispettivamente addizioni e sottrazioni ripetute.
Tuttavia, venne molto apprezzata a corte e dai notabili, così che ancora oggi si possono osservare una cinquantina di queste macchine, custodite in importanti musei delle scienze.

 

 

 

La macchina, che funzionava grazie a ruote dentate, eseguiva meccanicamente addizioni e sottrazioni. Disponeva, inoltre, di punti di riferimento che permettevano di memorizzare i risultati dei calcoli intermedi e di un'ingegnosa campanella, che avvertiva l'utente quando i suoi calcoli superavano le capacità della macchina. Questo dispositivo, purtroppo, andò rapidamente dimenticato: le condizioni di vita della Germania di quei tempi, devastata dalla guerra dei Trent'anni, fecero sì che la macchina venisse distrutta.

 

 

 

La macchina di Leibniz era più perfezionata , rispetto alla Pascaline, poiché eseguiva le quattro operazioni. Essa incorporava un nuovo dispositivo, la ruota di Leibniz, che dominerà i progetti dei calcolatori nei successivi duecento anni.
Il suo calcolatore compiva le moltiplicazioni generando prodotti parziali tramite somme ripetute e otteneva il risultato finale sommando meccanicamente i prodotti. La propagazione del riporto attraverso più cifre non era automatico e richiedeva l'intervento dell'operatore.
Pare ne sia stato costruito un solo esemplare, che, d'altra parte, non funzionò mai correttamente.