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I laboratori delle bolle di sapone sono tra i piu' diffusi nei musei della scienza di tutto il mondo. Il primo a utilizzare le bolle di sapone fu l'Exploratorium di San Francisco (www.exploratorium.edu) che è anche il piu' famoso ma anche in Italia vi sono diverse mostre-laboratori sul tema sia temporanee che permanenti. I principali musei della scienza italiani sono:
I laboratori interattivi (i.lab) del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia "Leonardo da Vinci" di Milano sono aree progettate per avvicinare i visitatori alla scienza e alla tecnologia attraverso l’emozione, il divertimento, il “fare” in prima persona.
In questi spazi si verificano fenomeni fisici e chimici, si svolgono processi produttivi o animazioni teatrali. L’attività è improntata a valorizzare l’esperienza scientifica nella vita quotidiana, sviluppare la capacità di osservazione, favorire l’analisi qualitativa dei fenomeni, stimolare interrogativi sul prodotto tecnologico come realtà in divenire.
Un animatore conduce l’attività, adattando il proprio linguaggio all’età e al livello scolare del pubblico. A turno i partecipanti sono invitati a manipolare oggetti e usare exhibit didattici; tutti sono chiamati a descrivere quanto osservato e, col susseguirsi delle esperienze, a formulare ipotesi d’interpretazione e collegamenti. Questo sistema, fortemente orientato verso la scuola, non si propone di svolgere una funzione di supplenza nei confronti dell'istituzione scolastica; esso intende piuttosto costruire una risorsa che integri e valorizzi il progetto educativo degli insegnanti, mostrando attività inusuali e suggerendo modalità di lavoro.
Per quanto riguarda le bolle di sapone il museo propone diversi percorsi:
(http://www.museoscienza.org/pag_news.htm?news/news/news/laboratori.htm)
- Tipi acqua e sapone
- Scienze in soluzione
- Energia al minimo
- A fondo nella schiuma
- Riflessioni in superficie
- Kit per bollologi
La vera efficacia di questo tipo di approccio è da ricercare nella sinergia di diversi fattori, due principalmente:
- l’ambiente diverso dalla "situazione classe"
- il laboratorio come idea del "fare" in prima persona
L’ambiente diverso da quello della scuola, non direttamente associato alla didattica, permette di nascondere l’idea che si sta facendo una lezione. Gli studenti non si sentono in classe, non si aspettano di essere interrogati e il fatto che non sia il loro professore a condurre il gioco, li tranquillizza e li rende più partecipativi. Quindi la situazione stessa risulta favorevole per avviare un confronto fra gli studenti, i quali si mettono in gioco e fanno domande più liberamente. Anche chi in classe partecipa meno perché intimidito da compagni più bravi, in questa situazione si esprime con più tranquillità. Inoltre sperimentando in prima persona, gli studenti si sentono piu' coinvolti, partecipano e imparano piu' facilmente.
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A questo si aggiungono poi, il fascino, il saper stupire, il gioco, l’allestimento, in una parola, lo spettacolo. La scuola, oggi più che mai, deve diventare più vicina ai ragazzi. Per questo c’è bisogno di uscire dai canoni di una scuola vecchia dove gli studenti mal sopportano di leggere per essere valutati se sanno leggere, di scrivere per dimostrare di saper scrivere. Ciò non significa che un tale tipo di approccio debba essere seguito in tutto il processo di apprendimento. È importante che esso sia accompagnato da processi di sistemazione ed elaborazione che introducano l’alunno alla capacità di astrazione e di sintesi.
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Per concludere si vuole considerare un altro aspetto, non meno importante. L'attività laboratoriale è anche una pratica che permette a ragazzi che hanno difficolta' con la lingua italiana e che quindi non riescono a seguire la lezione dialogata in classe, di partecipare attivamente.
Ricordiamo che l’approccio interculturale scelto dalla scuola italiana, rispetto al fenomeno degli alunni stranieri, vuol anche dire sperimentare pratiche scolastiche che riescono a tener conto delle differenze tra italiani e stranieri.
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