A.G.a.Fe (Algebraic Geometry at Ferrara)


 

Fagnano e gli archi di lemniscata

 

 

Gli studi di Giulio de Toschi conte di Fagnano (1682–1766), riguardanti la lunghezza dell’arco di lemniscata, ossia della curva piana di equazione:

ove a > 0 (in coordinate polari ) risalgono al 1716. L’interesse per questa curva risale però a Jakob Bernoulli [Curvatura Laminae Elasticae, Acta Eruditorum 13, 207276 (1694)] e prima ancora a Giovanni Domenico Cassini (1625–1712). Bernoulli in Costructio curvae acessus et recessus aequabilis, ope rectificationis curvae cujusdam algebraicae: addenda nuperae solutioni mensis junii, descriveva la curva “fatta come un otto, o un nodo, o l’anello di un nastro” [Acta Eruditorum 1694]. La curva lemniscata, è un caso speciale di “ovale di Cassini”: luogo dei punti del piano per i quali il prodotto delle loro distanze da due punti fissi (detti fuochi) è costante. Nel caso in cui il punto medio dei fuochi appartiene al luogo si ottiene la lemniscata di Bernoulli.  Legendre, nell’introduzione al Traité des fonctions elliptiques [182527, vol.1, pag. 2], riferendosi a Fagnano, scrive :

 

...mais les différens résultats [sulle quadrature] n’étaient point liés entre eux et ne pouvaient former alcune théorie.  Un Géomètre italien d’une grande sagacité, ouvrit la route à des spéculations plus profondes

 

 ...Ma i diversi risultati [sulle quadrature] non erano legati tra loro e non potevano formare alcuna teoria. Un Geometra italiano di una grande sagacità, aprì la via a speculazioni più profonde.

 

Precisamente le lemniscate sono definite geometricamente come il luogo dei punti P del piano tali che il prodotto delle distanze  da due punti fissati è una costante c2  .

Riferito il piano ad un sistema di assi cartesiani ortogonali posto  dette rispettivamente   ,

 

 

 

le distante di P = (x, y) dall’origine O = (0, 0), di P da B1  e di P da  B2 si ha: , e .

Posto  dopo qualche semplice calcolo algebrico si ottiene che:

,

da cui    che esprime la lunghezza di un arco di lemniscata nel primo quadrante.

 

 

Al Metodo per misurare la lemniscata, Fagnano dedicò tre note che apparvero nel Giornale de letterati d’Italia, tomi XXIX, XXX, XXXIV [vedi anche Produzioni Matematiche vol. II, pp. 343360]. Nella nota Teorema da cui si deduce una nuova misura degli archi ellittici, iperbolici e cicloidali  [Giornale de letterati d’Italia, tomo XXVI, Produzioni Matematiche, pp. 287–292] , Fagnano provò che la differenza di archi di una stessa ellisse, o di una stessa iperbole o di una stessa cicloide, sono espressioni algebriche delle variabili coinvolte. Da questi risultati si deduce che, sebbene gli archi (di ellisse, di iperbole o di cicloide) siano funzioni trascendenti delle variabili, particolari combinazioni di essi sono funzioni algebriche delle stesse. Questa osservazione contiene il germe del famoso teorema di Abel sulle funzioni trascendenti (1826).

La nota di maggior interesse è Metodo per misurare la lemniscata, Schediasma II (1718). Qui, Fagnano proseguì lo studio degli archi di lemniscata, con a = 1. In particolare dimostrò che:

quando , ottenendo la formula di duplicazione dell’arco di lemniscata.

 

Nei problemi I e II della memoria sopra ricordata, Fagnano ottenne anche la divisione in tre e in cinque parti uguali del primo quadrante di lemniscata (arco corrispondente al primo quadrante coordinato) e concluse con il seguente corollario:

 

 ...il quadrante della lemniscata potrà dividersi algebricamente in tante parti uguali, quanti numeri si contengono in queste tre formule, e cioè ,  nelle quali l’esponente m significa qualunque numero intero positivo. E questa è una nuova, e singolare proprietà della mia curva.

 

Legendre nel suo Traité des fonctions elliptiques, commentò così l’opera del Fagnano:

 

... Il prouva que sur toute les ellipse ou sur toute hyperbole domné, on peut assigner, d’une infinité de manières, deux arcs dont la différence soit égale à une quantité algébrique. Il démontra en même temps que la courbe nommée lemniscate jouit de cette singulière propriété, que ses arcs peuvent être multipliés ou divisés algebriquement, comme arcs de cercle...

 

... Egli prova che su tutte le ellissi o su tutte le iperboli, si possono assegnare, in una infinità di modi, due archi la cui differenza sia uguale ad una quantità algebrica. Egli dimostra nello stesso tempo, che la curva nominata ”lemniscata” soddisfa questa proprietà singolare, che i suoi archi possono essere moltiplicati o divisi algebricamente, come archi di cerchio.

 

 


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