Le mappe degli antichi

 

 

E' difficile dire in cosa consiste una carta geografica, specialmente se si torna ai tempi più antichi. Attorno al 6200 a.C. in Catal-Hyük , Anatolia, un graffite raffigurava le posizioni di strade e case del villaggio assieme a particolari del paesaggio circostante, come il vicino vulcano. Il graffite fu scoperto nel 1963 nei pressi dell'attuale Ankara, in Turchia. Se questo fosse una vera e propria mappa o solo un dipinto stilizzato è materia di dibattito. In Egitto la geometria era usata fin dai tempi più antichi come strumento per l’agrimensura. Gli annuali straripamenti del Nilo rendevano necessarie tali misurazioni per ristabilire di volta in volta i confini che venivano inevitabilmente distrutti. Queste misure, tuttavia, sembra avessero solamente un uso locale e non risulta che gli Egiziani registrassero tali misure in mappe catastali di aree più estese. Il più antico esempio esistente di una mappa locale egiziana è il papiro di Torino che risale circa al 1300 a.C. e descrive un piano di un giacimento d’oro della Nubia.

Pure popoli preistorici e storici, nomadi e seminomadi e popoli tuttora relegati in ambienti non civilizzati, hanno testimoniato di essere in grado, seppure in modo rozzo, di raffigurare su pietra, legno, cortecce d'albero, cuoio, pelli, il territorio conosciuto e frequentato. È il caso di certi graffiti rinvenuti nella Val Camonica, abitata dagli antichi Camuni. Altri antichi reperti vengono attribuiti agli Eschimesi, alle tribù di Indiani dell'America Settentrionale, ai popoli dell'Asia nord-orientale, ai Polinesiani delle Isole Marshall. Di questi ultimi, popolo di navigatori, ricordiamo una carta nautica costruita con listelli di bambù e conchiglie, che segnano rispettivamente le rotte e le isole.

Mappa di Catal-Hyük

Graffite babilonese

 

Notizie recenti informano del rinvenimento di reperti archeologici, aventi importanza anche cartografica. Citiamo le seguenti due scoperte. La prima è relativa alla cosiddetta «Pietra di Jebel Amud», complesso di rilievi situato nella Giordania meridionale. La superficie del masso (cm 280 x 170), incisa con l'antica tecnica della martellina, è ricoperta da una fitta rete di coppelle, collegate da una complicata rete di canalini. Gli studiosi fanno risalire le incisioni al periodo neolitico e, da confronti con le carte topografiche, avvalorano l'ipotesi che si tratti di una mappa, eseguita da persone competenti, che ben conoscevano il territorio rappresentato. Le coppelle raffigurano i luoghi abitati e i canalini i percorsi. La seconda riguarda la scoperta di un antichissimo graffito rinvenuto a Mezin (Ucraina), sul quale sono incise diverse immagini che, a parere degli esperti, rappresenterebbero un accampamento e il fiume che scorre nei pressi. Se l'interpretazione è vera, si tratta del più antico reperto cartografico conosciuto, in quanto risale a circa 15.000 anni fa.

Le prime carte geografiche del mondo riflettevano le credenze religiose sulla forma della Terra. Per esempio mappe provenienti da Uruk e risalenti al 600 a.C. circa, mostrano Babilonia e l’area circostante in forma stilizzata, con Babilonia rappresentata attraverso un rettangolo ed il fiume Eufrate con una linea verticale. La regione raffigurata era poi circondata d’acqua, il che indica quale fosse l’immagine religiosa del mondo nella quale credevano i Babilonesi.