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Capitolo II
Tra le due guerre mondiali
Per l’istruzione tecnica un passo indietro rispetto alla legislazione precedente si ebbe con la Riforma promossa dal filosofo neoidealista Giovanni Gentile (1875-1944) nel 1923 [Riforma Gentile, R.D.6/5/1923, n. 1054]. Questo ministro strutturò una scuola che non si staccava molto dal sistema casatiano; per Gentile essa doveva essere selettiva e per questo la suddivise rigidamente a livello secondario: in un ramo classico-umanistico per i dirigenti e in un ramo professionale per il popolo.
La scuola tecnica istituita da Casati fu soppressa e sostituita con la scuola complementare anch'essa di durata triennale. Questo nuovo tipo di scuola, pur avendo un programma ricalcato su quello della preesistente scuola tecnica, era fine a se stessa e costituiva un "canale di scarico" per evitare che un gran numero di giovani affluissero alle scuole secondarie. Anche l’istituto tecnico subì notevoli modifiche; fu ordinato su due corsi quadriennali: il corso tecnico inferiore e il corso tecnico superiore. Quest’ultimo fu articolato su due sezioni, quello di agrimensura e quello di commercio e ragioneria.
Fu soppressa la sezione fisico-matematica che fu fusa con il liceo moderno fondato nel 1911, dando origini così al liceo scientifico di durata quadriennale. Una grave mancanza che ebbe questa scuola fin dalle sue origini è che era priva di un corso inferiore specifico, ad essa si accedeva dopo aver frequentato l’istituto tecnico inferiore oppure dopo il ginnasio inferiore o l’istituto magistrale inferiore [Giovanni Calò, 1939].
Rispetto ai programmi della sezione fisico matematica nel liceo scientifico non si studiavano i primi elementi di geometria descrittiva e di trigonometria sferica; però in questo nuova scuola, a differenza della prima, era previsto lo studio dei limiti, la nozioni di derivata, lo studio dei massimi e dei minimi col metodo delle derivate e la nozione di integrale. [R.D. 14\10\1923 n. 2345]
Per il corso inferiore dell’istituto tecnico alla matematica erano dedicate due ore in prima e in seconda e quattro in terza e in quarta; per le due sezione del corso superiore furono stabilite undici ore settimanali comprese le ore di fisica solo nei primi due anni. Invece, nel liceo scientifico alla matematica, unita alla fisica, erano previste 5 ore nel primo biennio e 6 nel secondo.
La licenza del liceo scientifico non dava accesso alla facoltà di lettere e filosofia e di giurisprudenza; e inoltre, fu riconfermato che l’abilitazione degli istituti tecnici non consentisse l’accesso alle facoltà universitarie.
Nel 1928 l’istruzione professionale dipendente dal ministero dell’Economia nazionale passo alle dipendenze del ministero della pubblica istruzione e lo stesso accadde, l’anno seguente, per gli istituti nautici dipendenti dal ministero della marina. Occorreva allora un nuovo riassetto delle scuole a carattere tecnico-professionale e di questo se ne occupò il ministro Balbino Giuliano (1879-1958) nel 1931 con legge sul Riordinamento dell’istruzione media tecnica. Con questo ordinamento furono di nuovo introdotte le scuole tecniche ma esse avevano un grado e un tipo do istruzione diverso dalla scuola tecnica introdotta da Casati e poi trasformata da Gentile in scuola complementare. Questa nuova scuola tecnica derivava dalla scuola professionali dipendenti dal ministero dell’Economia e quindi dava un’istruzione prevalentemente professionale utile all’apprendimento di un mestiere. Anche gli istituti tecnici furono coinvolti nel riordino del ’31. Essi si distinsero profondamente dalle scuole tecniche sia per le finalità, i programmi e l’estensione degli studi, sia per la carriera scolastica degli alunni, sia per i titoli di studio e professionali rilasciati. Agli istituti tecnici fu assegnato, infatti, il compito di preparare i giovani “all'esercizio di alcune professioni e all'esercizio di funzioni tecniche o amministrative nel campo dell'agricoltura, dell'industria e del commercio” (art. 9) e quindi alle professioni di tecnico intermedio, di dirigente di azienda, di collaboratore del tecnico laureato. Essi furono ancora suddivisi in due corsi quadriennali. Il corso inferiore, a indirizzo culturale generico rimase configurato secondo la riforma Gentile, mentre quello superiore venne rinnovato e diviso in cinque sezioni: sezione agricola, industriale, commerciale, per geometri e nautica. Rimase fermo il principio che l’abilitazione valesse ai fini professionali e che continuassero ad essere chiuse le porte alle facoltà universitarie.
Nel 1936 il ministro Cesare Maria De Vecchi (1884-1959) emanò i nuovi programmi anche per le scuole medie d’istruzione tecnica [R.D. 7/5/1936 n. 762: Istituti tecnici - Liceo scientifico] ed essi ricalcavano quasi esattamente quelli precedenti del 1933 del ministro Francesco Ercole (1884-1945).
Nel corso inferiore dell'istituto tecnico per la matematica fu stabilito che nelle prime due classi avvenisse lo studio dell’aritmetica e nelle ultime due lo studio dell’algebra; questi programmi non subirono modifiche rilevanti rispetto a quelli emanati da Gentile. Lo studio della geometria cominciava all’inizio della seconda classe e terminava in quarta con lo studio della teoria dell’equivalenza piana.
Nelle “avvertenze” che accompagnavano il programma si insisteva che bisognava dimostrare solo le proprietà che non avevano carattere di evidenza o che non potevano in qualche modo essere giustificate dall’intuizione. Lo sviluppo dell'aritmetica doveva avere carattere prevalentemente empirico con rare dimostrazioni e l'insegnamento della geometria, invece, doveva essere condotto inizialmente quasi esclusivamente con un metodo intuitivo per poi passare, in modo graduale, a una trattazione razionale.
Per quanto riguarda il corso superiore l’insegnamento della matematica era previsto nelle prime due classi dell'istituto tecnico agrario e per geometri e nelle prime tre classi dell'istituto industriale, commerciale e nautico.
I programmi relativi ad ogni istituto erano distinti, ma presentavano “un nucleo comune costituito dallo studio dell’algebra, sino alle equazioni e problemi di 2° grado, alle progressioni ed ai logaritmi; della geometria, sino all’equivalenza dei solidi, e delle prime nozioni di geometria analitica con le equazioni della retta, della circonferenza e delle più semplici curve trascendenti”.
A questa parte in comune si aggiungevano poi gli argomenti caratterizzanti ciascun tipo di istituto: “i numeri complessi, il numero e, il calcolo differenziale ed integrale e la trigonometria piana per gli istituti industriale e nautico; la geometria descrittiva per il tipo industriale; la matematica finanziaria ed attuariale, il calcolo combinatorio e le nozioni di probabilità per il tipo commerciale; nozioni di matematica finanziaria anche per l’istituto agrario; lo studio dei solidi di 2° grado, dell’elica, dell’elicoide e del teorema di Guldino per l’istituto per geometri ed infine la trigonometria sferica e la geometria sulla sfera per l’istituto nautico”. L'insegnamento della matematica doveva avvenire attraverso un metodo in prevalenza razionale, senza però omettere le delucidazioni intuitive dovunque fossero state opportune.(Vita [1986], p. 109)
Nel febbraio del 1940 fu approvato dal Gran Consiglio del Fascismo la “Carta della scuola” disegnata dal ministro Giuseppe Bottai(1895-1959). Secondo le indicazioni della Carta si sarebbe dovuto creare una scuola media unica che avrebbe consentito, in base al giudizio finale di merito, l’accesso agli istituti dell’ordine superiore quali: Liceo Classico, Liceo Scientifico, Istituto Magistrale, Istituto tecnico commerciale, Liceo Artistico, quinquennali; Istituti professionali (per periti agrari, per periti industriali, per geometri e per nautici, quadriennali). [Sedi degli istituti tecnici]
Le uniche disposizioni attuate furono quelle relative all’unificazione del corso inferiore dell’istituto tecnico, dell’istituto magistrale e del ginnasio inferiore dando appunto origine alla scuola media unica. In tale scuola fu stabilito che alla matematica fossero dedicate tre ore per ogni anno.
Il programma di aritmetica pratica venne distribuito nei primi due anni di corso; l’ultimo anno era riservato allo studio dell’algebra, che si estendeva sino alle equazioni di primo grado ad una incognita, con coefficienti numerici. Lo studio della geometria piana era previsto nei primi due anni e la stereometria, con le regole di calcolo per le aree ed i volumi, nell’ultimo anno.
La produzione italiana di manuali scolastici per le scuole a indirizzo tecnico-scientifico si fece più intensa a partire dai primi anni del Novecento. Infatti, a causa delle poche ore dedicate alla matematica, assunse una notevole importanza il libro di testo. La Vallechi di Firenze e la Zanichelli di Bologna furono le due case editrici che pubblicarono i libri più importanti dell’epoca.
La Zanichelli oltre ad aver stampato il fortunato manuale Elementi di geometria di Federigo Enriques (1871-1946) e Ugo Amaldi (1875-1957), si occupò anche della pubblicazione delle successive opere di questi autori. In particolare nel 1937 fu pubblicato il manuale Complementi di Algebra per il secondo biennio del liceo scientifico nel quale sono dedicati alcuni capitoli al calcolo differenziale e integrale, nozioni che prima dell'istituzione di questa scuola non avevano trovato posto nelle trattazioni.
Anche la manualistica di Francesco Severi cominciò a diffondersi a partire dal 1926 con il testo di Geometria composto di tre volumi ad uso dei licei classici, scientifici e per l'istituto tecnico e magistrale.[Cataloghi dei libri scolastici (1926-1941)]
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