A.G.a.Fe (Algebraic Geometry at Ferrara)


 

Primi trattati e memorie sulle funzioni ellittiche

 

Dopo i risultati ottenuti da Abel e Jacobi attinenti la teoria delle funzioni ellittiche, altri matematici si occuparono di tali questioni e vari i trattati sul’argomento cominciarono ad apparire a partire dalla metà del XIX secolo.

Per la diffusione della teoria delle funzioni ellittiche, furono importanti, le lezioni che Liouville tenne presso l’Accademia delle Scienze di Parigi nel 1847. In tali lezioni egli, sviluppò la teoria delle funzioni ellittiche come funzioni meromorfe su  doppiamente periodiche, senza ricorso al calcolo integrale complesso di Cauchy.

Un altro passo in avanti fu compiuto da Charles Hermite (1822–1901) che pose le basi per l’applicazione del calcolo dei residui allo studio delle funzioni ellittiche nella memoria Sur la théorie de fonctions ellipitques. Purtroppo però di questa memoria fu pubblicato soltanto l’annuncio nei Comptes rendus de l’Académie des Sciences (vol. XXIX) del 1849.

Nell’ottica delle lezioni di Liouville è il libro di Auguste Charles Briot e Claude Bouquet , Théorie des fonctions doublemente périodiques et, in particulier, des fonctions elliptiques (Paris 1859), anche se qui vi è un esplicito ricorso ai risultati di Cauchy ed al teorema dei residui seguendo le indicazioni di Hermite. Quest’opera di Briot e Bouquet, entrambi allievi di Cauchy e Liouville, fu per lungo tempo il trattato di riferimento per lo studio delle funzioni ellittiche. Il trattato conobbe una seconda edizione nel 1875.

Il primo matematico ad avere l’idea di costruire funzioni ellittiche mediante una serie fu Ferdinand Gotthold Max Eisenstein (1823–1852) nel 1840, idea che sviluppò nella memoria Beiträge zur Teorie der ellptischen Funktione [Journal fur die Reine und Ang. Math. 35, 1847,  152–247]. In essa egli dimostrò che le funzioni doppiamente periodiche possono essere ottenute mediante serie del tipo

alle quali fu probabilmente indotto dal noto sviluppo   [Euler, Introductio in Analysin Infinitorum, 1748, p. 191].

 

Le serie introdotte da Eisestein non erano però convergenti in modulo ed è forse per questo motivo che Weierstrass ignorò l’originale lavoro di Eisestein, ma, d’altra parte, è evidente che le serie alle quali pervenne Eisenstein sono sostanzialmente quelle da cui partì Weierstrass per definire la sua funzione .

Importante sono le opere: Theorie der Modular-Functionen und der Modular-Integrale del 1844 di Gudermann, An elementary Tratise on Elliptic Functions del 1876 di Arthur Cayley, (Cambridge-London) ( traduzione italiana Trattato elementare delle funzioni ellittiche del 1880 di Brioschi), Memoire sur la theorie des fonctions algebriques de deux variables indépendantes del 1889 di Emilé Picard (1856–1941).

Occupa un posto fondamentale nello studio delle singolarità, il trattato di Felice Casorati (1835–1890]) Teorica delle funzioni di variabili complesse (Pavia, 1868). Egli fu fortemente influenzato da Riemann e nel suo libro tentò di combinare la teoria di Cauchy con le idee di Riemann. La trattazione delle singolarità isolate eseguita da Casorati nella Teorica, comprende le singolarità all’infinito. Egli chiama infiniti (come del resto faceva Abel) i poli e divide i punti di discontinuità (cioè le altre singolarità che non sono né poli né singolarità rimovibili) secondo che siano o no separate dagli infiniti, nel primo caso cadono le singolarità essenziali nel secondo caso le singolarità che sono punti di accumulazione di poli.

Ricordiamo anche il Traité d’analyse in tre volumi  dal 1891–1896 di Emilé Picard, e l’estesa memoria Sur la représentation analytique des functions monogènes uniformes d’une variable indépendante [Acta Math. 4, (1884)] di Magnus Gosta Mittag-Leffler (1846–1927).

 

 


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